Estratto del racconto di Tatiana Cappucci e di Mauro Ferro - Foto
di Raymond Varraud
Tatiana Cappucci
Ho sempre amato il mare, pur avendo timore della sua immensità, e ho
imparato sin da piccola a trascorrere lunghe ore in sua compagnia, passeggiando
lungo la battigia in cerca di conchiglie,costruendo fantasiosi castelli di
sabbia, ammirando l'impeto delle onde frangere a riva. Presto ho imparato ad
apprezzare la frescura delle sue acque e quando ho scoperto il kayak non ho più
smesso di navigare!
L'invito di un amico ha sollecitato la mia innata curiosità, qualche pagaiata
sottocosta ha esaltato la scoperta di un mondo nuovo, un corso propedeutico mi
ha trasmesso la passione per il kayak.
Une delle barche più piccole del mondo, una delle più sicure e versatili, una
delle più antiche e cariche di storia: usato dagli eschimesi per cacciare nelle
fredde acque artiche, il kayak da mare è diventato un mezzo unico nel suo
genere; più silenzioso di un surf, più istintivo di una barca a vela, più
capiente di un gommone, il kayak permette di scoprire il mondo in totale
autonomia, distivare nei gavoni stagni l'occorrente per il viaggio, di allestire
il ponte con l'attrezzatura necessaria alla navigazione, di ridurre a poche cose
essenziali il corredo vitale di un uomo... anche se ho visto kayak "dotati" di
pinne e maschera per immersioni in apnea, di ombrellini parasole utili sia in
spiaggia che in navigazione, di triangoli di parmigiano e tranci di prosciutto
per intrattenere gli amici del raduno domenicale, di carte da gioco, di
aquiloni, tamburelli e relative palline e persino di un cagnolino da compagnia,
con un bel fiocchetto rosso sulla testa!
Il kayak da mare risponde perfettamente alle personalissime inclinazione dei
vari pagaiatori: i malati delle lunghe distanze o delle lunghe soste, i fanatici
della tintarella o dell'allenamento, i dannati delle traversate in mare aperto o
delle escursioni lungo costa, i maniaci della buona tavola o del pasto frugale,
i partigiani della chiacchiera o del silenzio.
Andare in kayak significa lasciare che sia il mare a stabilire la tabella di
marcia e talvolta capita di rimanere "prigionieri" per alcuni giorni su spiagge
paradisiache o su scogli scomodi e scivolosi. Allora è buona regola avere una
possibilità alternativa, una buona lettura o una sana nuotata, una passeggiata
in montagna o una pausa di riflessione, una chiacchierata o una bevuta... chi ha
ricordato l'astrolabio scruta le stelle quando cala la notte, chi ha stivato il
peperoncino cucina gustosi spaghetti per tutti, chi ha portato il flauto allieta
la compagnia con una dolce melodia.
Caldo o freddo non importa, il mare è sempre nostro!
Mauro Ferro
Per anni un amico di ma invitato a provare il suo kayak, ma io ho sempre
rifiutato. Allora passavo più tempo raffreddato a boccheggiare che lontano dai
fazzoletti e al solo pensiero di cambiarmi al freddo mi sentivo nascere dentro
lo stimolo di una sternuto. Finché, ormai prossimo alla mezza età, stremato da
queste continue richieste, mi sono arreso...
Il mio battesimo del kayak si è compiuto sul Lago Maggiore in una tiepida
giornata primaverile: qualche minuto per spiegarmi come si pagaiava, una spinta
e via... galleggiavo su un kayak da mare a qualche decina di metri dalla riva.
Era una sensazione strana, mi sentivo un fuscello in balia degli elementi, e
contemporaneamente quasi onnipotente, libero di andare dovunque con quel "coso",
come se non fossi nuovo a quella situazione. All'inizio ero incerto, guardingo,
ma ben presto tutto diventò più semplice e naturale. Era fantastico!
Lentamente sentii crescere una strana sensazione, possente ed allo stesso tempo
impalpabile, intima, ancora non ben identificabile, qualcosa che mi ricordava
altre sensazioni del passato rimaste incomplete. Sentivo che l'aria aperta, il
sole e, soprattutto, i grandi spazi ed il silenzio, in qualche modo mi stavano
"ricaricando".
Ero stato stregato dal kayak e decisi che ne avrei subito acquistato uno!
Da allora è stato un rapido susseguirsi di eventi: le percorrenze sono state
sempre maggiori, le difficoltà crescenti. Poi vari corsi di specializzazione,
per arrivare al coronamento dell'attività ed alla chiusura del cerchio: il
campeggio nautico. Tutto ciò che sentivo crescermi dentro si era finalmente
concretizzato e coagulato intorno a quella che ritengo essere l'attività per
antonomasia legata al kayak da mare: navigare, viaggiare in autonomia, in
perfetta simbiosi con la natura, seguendone i ritmi, godendo dei suoi "silenzi"
carichi di contenuti, di sensazioni e di stati d'animo spesso indescrivibili,
quasi mistici, ritrovando dentro e fuori qualcosa che credevo scomparso per
sempre.
Anche nelle traversate più lunghe, con la calma più totale, non mi annoio mai;
la dolce voce della natura sa raccontare molte cose per farmi compagnia... basta
volerla ascoltare ed essa sarà sempre disponibile a diventare un'impagabile
compagna di viaggio.
Da quella prima volta è passato ormai molto tempo e, anche se alla mia età
dovrei probabilmente pensare ad una vita più "comodo", il mio più grande
desiderio è trascorrere il tempo a viaggiare in kayak, libero da qualsiasi
vincolo e con ogni stagione: un viaggiatore "ad libitum".
Ah, dimenticavo: non ho più avuto un raffreddore! |