Mentre fervevano i preparativi della XIV edizione della traversata a nuoto del
Lago Maggiore, ci siamo imbattuti nel numero di febbraio 2009 della prestigiosa
rivista “Seakayaker” che riportava un’interessante articolo su “Il kayak da mare
come barca appoggio per la sicurezza nelle traversate a nuoto” (“Kayak Escorts
for Open Water Swims” by Bart Selby).
E’ stato immediato ed automatico costruire un parallelo tra le due
manifestazioni: quella nostrana sul Lago Maggiore di 3,3 km da S. Giovanni di
Stresa a Reno di Leggiuno, denominata “Nuotata dell’Eremo” perché si conclude in
prossimità del suggestivo eremo medioevale di S. Caterina del Sasso, che ogni
anno richiama sempre più partecipanti e che nel 2009 ha raggiunto la cifra
record di oltre 400 iscritti; e quella statunitense organizzata a San Francisco
nella Baia di Alcatraz sotto il famoso ponte del Golden Gate, che normalmente
conto circa 2000 nuotatori e la bellezza di 60-80 kayak!
Già da diversi anni gli organizzatori della Nuotata dell’Eremo richiedono la
presenza dei kayak come parte integrante dell’imponente dispositivo di sicurezza
adottato per garantire l’incolumità dei nuotatori durante la traversata.
La partecipazione del kayak, dapprima solo spontanea, improvvisata e
folcloristica, esclusivamente in ruolo di spettatore esterno, è ben presto
diventata importante ed insostituibile nella gestione della manifestazione,
essendo il kayak l’unica imbarcazione capace di inserirsi in un gruppo di
nuotatori senza arrecare alcun disturbo e senza creare alcun pericolo.
La Nuotata dell’Eremo, una delle tante manifestazioni del genere ormai in voga
nei laghi e nei mari del Nord Italia (e dal 2008 inserita in un calendario di
ben 11 traversate collegate con oltre 5.000 nuotatori coinvolti nei vari specchi
d’acqua di Lugano, Monate, Mergozzo, Orta, Iseo, Como e Garda), viene
organizzata ogni anno con mesi di anticipo e con uno studio attento e meticoloso
dei metodi di assistenza e salvataggio dei nuotatori.
Vengono coinvolti, oltre ai kayak delle associazioni Sottocosta e Sullacqua,
anche Croce Rossa Italiana, Società Nazionale di Salvamento, Associazione
radioamatori italiani, Protezione Civile, Vigili del Fuoco, associazioni veliche
e club di sub, oltre ai mezzi delle forze dell’ordine cui è demandato il
controllo delle imbarcazioni a motore che transitano nelle vicinanze del
percorso di gara; il sito della manifestazione (www.nuotatadelleremo.org) vanta
oltre 8.000 contatti l’anno e promuove la traversata a nuoto presso le piscine
delle regioni lombarde, venete e svizzere, oltre ad ospitare i link di tutte le
associazioni che collaborano all’iniziativa.
Il sabato dedicato alla traversata si trasforma in una giornata particolarmente
laboriosa e frenetica; gli aspetti logistici che tengono occupati gli
organizzatori vanno dalla dislocazione dei parcheggi per auto e moto, alla
gestione del traffico locale, alla sistemazione della spiaggia per l’accoglienza
dei nuotatori (gazebo per iscrizione, tavoli per rinfresco, gabinetti chimici,
stand degli espositori, palco delle premiazioni), alla determinante presenza di
ambulanze e mezzi di soccorso.
La manifestazione si conclude con una grande festa che coinvolge l’intera
cittadinanza, a dimostrazione che sport, cultura e turismo procedono di pari
passo; le premiazioni degli atleti vengono sempre precedute dalla consegna di
attestati di partecipazione ai rappresentanti delle associazioni intervenute,
ogni anno più belli: targhe ricordo, piatti dipinti a mano, medaglie e
magliette; ai kayakers coinvolti nella sicurezza dei nuotatori sono sempre stati
assegnati premi inerenti l’attività in acqua: sacche stagne per il cellulare,
borse sportive, maglie tecniche, oltre a qualche pensierino per le
rappresentanti del gentil sesso (collane, ciondoli e bracciali di conchiglie).
Il ruolo del kayak nelle traversate a nuoto è fondamentale: costituisce l’anello
più interno della rete di sicurezza, quello a più diretto contatto con il gruppo
di nuotatori, in costante comunicazione con le imbarcazioni più esterne mediante
l’uso di radio e segnali visivi precedentemente concordati con l’organizzazione
nelle varie riunioni programmatiche.
Il kayak interviene per indicare la direzione al nuotare, per affiancarlo in
caso di difficoltà, per incoraggiarlo o tranquillizzarlo, per valutare se è in
grado di continuare, per chiamare un’eventuale imbarcazione di soccorso;
avendolo preventivamente concordato, il nuotatore potrà sostenersi al kayak in
caso di crampi, problemi respiratori, stanchezza o qualsiasi altro evidente
difficoltà.
In tal caso, il kayaker dovrà avere cura di mantenere il nuotatore a prua del
proprio kayak, in modo da controllarne movimenti e condizioni e da mantenere un
continuo contatto visivo e verbale.
Se il kayaker nota che le condizioni del nuotatore non migliorano può allertare
subito una barca appoggio; non è consigliabile, però, uscire dal kayak per
prestare soccorso, anche qualora il nuotatore versasse in condizioni gravi (per
esempio, ipotermia o perdita di conoscenza), perché una volta in acqua e fuori
dal kayak sarà più difficili richiamare l’attenzione delle altre imbarcazioni,
che in caso di necessità vi potranno raggiungere in pochi secondi.
La partecipazione dei kayak a manifestazioni natatorie non è da sottovalutare.
Al kayaker è richiesta necessariamente una certa preparazione tecnica,
sufficiente almeno a consentirgli la permanenza in kayak per alcune ore e la
padronanza delle manovre di salvataggio ed auto salvataggio in situazioni
insolite ed imprevedibili.
Il kayaker, infatti, si trova ad intervenire in condizioni spesso più complesse
di quelle a cui è solitamente abituato e non può permettersi errori di
valutazione e soccorso, perché altrimenti rischia di trovarsi lui stesso in
difficoltà; dovrebbe quindi avere già acquisito le abilità necessarie per
evitare di improvvisare la propria partecipazione alle traversate come elemento
attivo del sistema di sicurezza.
Dario Podestà, uno dei più attivi organizzatori della Nuotata dell’Eremo ed uno
dei nuotatori più allenati, che da anni partecipa alle varie edizioni della
traversata, ci ha confessato che il ruolo del kayak in acqua è particolarmente
apprezzato dagli atleti: i kayak costruiscono un corridoio sicuro, accompagnano
i nuotatori lungo il percorso, correggono la direzione in acqua; inoltre, il
nuotatore sente di non essere mai lasciato solo, di poter contare sulla
collaborazione del kayaker ed eventualmente sul suo intervento in caso di
bisogno; infine, il kayak tiene lontane le barche a motore e, a differenza di
queste, non da alcun fastidio al nuotatore perché non emette gas di scarico e
non fa rumore; può raggiungerlo in pochi secondi con qualche pagaiata ed
aiutarlo a riprendersi dai dolori muscolari, oppure a riposare un istante o
ancora a raggiungere una barca a motore in caso di malessere più forte.
Queste medesime osservazioni sono state fatte anche da tutti i responsabili dei
gruppi di kayak che accompagnano in acqua i nuotatori e contribuiscono a
garantire la sicurezza delle manifestazioni natatorie; Giovanni Chiola,
responsabile del Circolo Canoaverde che ha accompagnato in kayak la “Prima
regata natatoria del golfo di Sturla” del mese di giugno (e che si ripeterà in
settembre su un percorso analogo ma più breve) ha osservato che in mare aperto,
naturalmente, le condizioni meteo-marine possono influire in maniera più
incisiva sulla manifestazione e sulle prestazioni sia dei nuotatori che dei
kayakers.
In questo tipo di manifestazioni, comunque, il kayak diviene un’imbarcazione
efficiente ed insuperabile, capace di creare una simbiosi impareggiabile tra il
kayak ed il kayaker perché elimina ogni barriera tra la persona che lo conduce e
l’elemento in cui si muove, stabilendo così una continuità impensabile per un
qualunque altro mezzo marino; il kayaker, inoltre, è in acqua esattamente come
il nuotatore, con qualche vantaggio in più dal punto di vista idrostatico ed
idrodinamico e con una visibilità migliore, avendo un punto di vista rialzato di
circa 50 cm dalla superficie dell’acqua e riuscendo a scorgere cose che al
nuotatore sono precluse.
I nuotatori più veloci, che manterranno un ritmo costante nelle bracciate e
nella respirazione e che generalmente completeranno il percorso in un tempo
notevolmente ridotto rispetto agli ultimi, non avranno quasi mai bisogni di
aiuto; i nuotatori più lenti, invece, non sapranno mantenere la direzione né
valutare le correnti, non guarderanno la metà né ascolteranno i vostri
suggerimenti, non avranno una respirazione regolare né movimenti sincronizzati e
spesso si troveranno in difficoltà per gli occhialini appannati, per le orecchie
otturate dall’acqua, per la turbolenza provocata dai nuotatori che li precedono.
Avendo partecipato a numerose traversate a nuoto, spesso coordinando un numero
di circa 20-25 kayak, abbiamo contribuito a mettere a punto nel corso degli anni
un sistema che chiamiamo del “doppio cingolo”: si formano due cordoni laterali
di kayak che scortano all’arrivo i nuotatori, mantenendo una distanza tra i
kayak di circa 20-30 metri in ragione della presenza in acqua dei nuotatori; man
mano che i nuotatori raggiungono la riva, i kayak tornano a posizionarsi in coda
al gruppo per riattivare il “cingolo”, in modo da accompagnare al traguardo
anche gli ultimi nuotatori… al termine della manifestazione, così, tutti i kayak
presenti si troveranno schierati tra le boe dell’arrivo in file colorate e ormai
rilassate.
Accompagnare i nuotatori durante le traversate può essere impegnativo e
faticoso, ma anche molto divertente!
Si tratta di un lavoro di gruppo: occorre guardarsi sempre intorno, è necessario
mantenere le distanze di sicurezza dai nuotatori e dagli altri kayak, è
importante soprattutto assumere un ruolo consapevole ed attivo, senza bisogno di
ricevere direttive continue da parte di altri organizzatori...
Facendo qualcosa che ci appassiona, aiutiamo altri a fare quel che appassiona
loro.
E, come dicono anche su Seakayaker, diventiamo così “Ambasciatori del kayak”
presso i nuotatori!
Testo di Mauro Ferro e Tatiana Cappucci
Immagini della Nuotata dell'Eremo, di Mauro Ferro e Tatiana Cappucci |