The Snow Walker, film del 2003 di Charles Martin Smith tratto dal romanzo di
Farley Mowat “Walk well, my brother”, è uno dei film più recenti realizzati
sulle tradizioni del popolo Inuit, seppur ambientato nel 1953.
Il film ha vinto numerosi premi nel 2004 come miglior lungometraggio, oltre che
per miglior attore, migliore colonna sonora, miglior suono, migliori effetti
sonori, migliori effetti visivi e migliori costumi; premi tanto più meritati se
si pensa che alcune scene sono state girate con una temperatura compresa tra i
28 ed i 45 gradi sotto lo zero!
La
trama lo rende un film d’azione, drammatico nella conclusione, ma la bellezza
dei paesaggi sconfinati, la poesia della lingua inuit, la cura dei particolari
anche apparentemente insignificanti lo rendono un grande film di documentazione
storica, etnografica ed antropologica.
Nello sconfinato territorio del Canada settentrionale, il protagonista Charley
Halliday sfugge ai suoi incubi di guerra commerciando in maniera più o meno
legale sulle rotte artiche, sorvolando con un idrovolante le immense distese
selvagge abitate da piccole comunità di pescatori nomadi. In cambio di due zanne
di tricheco, Charley accetta con riluttanza di trasportare all’ospedale più
vicino la bella Kanaalaq, una giovane Inuit malata di tubercolosi. Quando
l’aereo precipita sulle sponde di un lago, Charley non si dà per vinto e pur
consapevole che i soccorritori tarderanno ad individuarli, si mette in cammino
per tentare di raggiungere la città distante appena 200 miglia, ma incappa in
una serie di grotteschi incidenti. Charley viene dato ormai per disperso e
rischia seriamente di soccombere alle difficoltà di una natura ostile, ma
Kanaalaq riuscirà a prendersi cura di lui, a sfamarlo e medicarlo, a cacciare e
pescare per lui, a conciare le pelli e a confezionare nuovi abiti, ad affrontare
un inverno rigido e a spostarsi con raziocinio tra i ghiacci.
Charley scoprirà grazie a Kanaalaq il valore dell’amicizia, il significato
dell’altruismo, il senso della solidarietà; Charley imparerà grazie a Kanaalaq
l’importanza delle piccole cose, la forza della pazienza, la potenza della
saggezza; Charley capirà grazie a Kanaalaq il fascino del mistero, la seduzione
della tradizione, la grandezza di una natura solo apparentemente ostile.
Charley si salverà grazie a Kanaalaq.
Molte le curiosità legate al film: dopo che un orso polare aveva interrotto le
riprese del film, sono state messe delle guardie per proteggere gli attori;
benché il film sia ambientato negli anni cinquanta, Charlie possiede una moto
Harley Davidson prodotta solo dopo il 1970; l'aereo non avrebbe dovuto perdere
stabilità malgrado la rottura del motore, poiché i motori di quel tipo di
velivolo sono completamente separati dal sistema di controllo della superficie.
Notevole l’interpretazione degli attori protagonisti.
James
Oliver Cromwell, il capo di Charley, è un apprezzato attore canadese: ha
debuttato nel lontano 1976 con l’indimenticabile “Invito a cena con delitto”, ha
lasciato il segno in film come “Larry Flint”, “Il miglio verde” e “Star Trek,
primo contatto” ed è stato candidato all’Oscar come miglior attore non
protagonista nel recente film d’animazione “Babe, maialino coraggioso” (dopo il
quale, già animalista e vegetariano, è diventato un convinto vegano).
Barry Pepper impersona il ruolo del pilota Charley Halliday con grande
convinzione. Aveva già lavorato con il suo “capo” nel precedente film “Il miglio
verde” ed è balzato agli onori delle cronache cinematografiche per avere
interpretato il ruolo del soldato Jackson in “Salvate il soldato Ryan”. In
questo film rende alla perfezione la convinzione si superiorità dell’uomo
bianco, la presunzione di invincibilità dell’uomo sulla natura, la scoperta
amara delle insormontabili difficoltà di una natura ostile perché sconosciuta;
Charley è impacciato, maldestro, irascibile: rompe la radio nel tentativo di
ripararla, si taglia con le scatolette di carne, si mette in marcia senza alcuna
preparazione… diventa riflessivo, attento, premuroso: impara a cacciare seguendo
i suggerimenti di Kanaalaq, comincia a parlare la lingua Inuit, sacrifica i suoi
beni per tentare di salvare la sua amica… tornerà a casa da solo ma non sarà mai
più solo.
La grande rivelazione del film è la protagonista femminile, Annabella Piugattuk,
un’attrice inuit approdata al mondo del cinema al termine di una selezione
condotta su un centinaio di donne inuit, senza avere avuto passate esperienze di
recitazione; nata e cresciuta in un piccolo villaggio di circa 1.800 persone
nella tundra artica, la Piugattuk parla l’Inuktitut come lingua madre e al pari
del personaggio che interpreta è in grado di pescare, cacciare, cucinare,
medicare e conciare le pelli. Nel 2004 ha ottenuto una nomination al premio
Genie come migliore attrice protagonista e rende con maestria la modestia,
l’umiltà e la semplicità del suo popolo nell’affrontare la vita.
Anche se nel film non compare mai un kayak, salvo nella scena del campo estivo
della famiglia di Kanaalaq, la pellicola propone in maniera dettagliata e
seducente le tradizionali tecniche Inuit per sopravvivere in un mondo
apparentemente ostile ma profondamente conosciuto ed apprezzato dalla sua gente.
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