TATIYAK - racconti di viaggio

Lago di Iseo
5 - 7 marzo 2004

 

Abbiamo scelto il fine settimana concomitante con un raduno annuale sul Lago d’Iseo per stare tre giorni in kajak sul lago... e siamo stati ampiamente ripagati dalle bellezze del luogo!
E’ sicuramente uno dei laghi più belli d’Italia, raccolto in una profonda gola prealpina, alimentato dal fiume Oglio che proprio nel lago segna il confine tra Bergamo e Brescia, ancora poco conosciuto perché fuori dalle tradizionali rotte turistiche, contornato di piccoli paesi tra cui spicca per bellezza proprio la cittadina che dà il suo nome al lago.
Lo abbiamo raggiunto in auto seguendo la bella strada statale che costeggia per un lungo tratto il piccolo e silenzioso lago di Endine ed abbiamo fatto base a Lovere, incantevole cittadina adagiata sulla riva che chiude a nord-est il lago...
Il lago di Iseo non è né troppo grande né troppo piccolo ed in tre giorni siamo riusciti a coprirne l’intero perimetro, con una media giornaliera di 25-30 km; vale davvero la pena di visitarlo, ed il modo migliore per conoscere a fondo le sue meraviglie è proprio quello di navigare sulle sue acque, in kajak, naturalmente!

E’ un luogo carico di fascino, pieno di bellezze naturali e ricco di testimonianze storiche!
Le incisioni rupestri della vicina Val Camonica sono state dichiarate dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità per la straordinaria traccia lasciata dall’uomo dell’epoca paleolitica con le incisioni di figure umane ed animali sulle tipiche rocce piatte e levigate del posto.
Le curiose “piramidi” di Zone si affacciano sul lago facendo capolino dalla stretta vallate che le ospita, alte guglie rocciose sormontate da instabili cappelli di pietra che talvolta rotolano giù, testimoni dell’antica opera di erosione del ghiacciaio che occupava la Val Camonica e che ha poi dato vita a questi smilzi guardiani del luogo.
Le torbiere di Iseo si adagiano ai piedi dei rinomati vigneti collinari della Franciacorta in un labirinto inaccessibile di canali paludosi e fitti canneti dove trovano rifugio aironi, cigni e folaghe... la sola cosa che ci ha lasciati alquanto perplessi è stata quella di pagaiare vicino ai capanni dei cacciatori perfettamente mimetizzati sotto una fitta coltre di frasche e sistemati strategicamente proprio sul limitare della riserva naturale “protetta”, interdetta finanche alla navigazione a remi... ma forse non del tutto interdetta alla attività venatoria!
Ma di tutte queste meraviglie non abbiamo affatto goduto a causa del maltempo... è venuta giù una pioggerellina fitta e leggera (quella che i vecchi siciliani chiamano “azzuppa viddrano”) che ci ha accompagnati per tre gironi interi e che ha sempre coperto il cielo e la visuale!!!
In quelle condizioni era impensabile ammirare il panorama... l’unica fetta di mondo visibile era quella a poca distanza dalla costa!
Si potevano solo intuire le alte cime dei monti innevate e le vallate macchiate di neve, le vecchie cave di pietra che hanno subito attirato la mia attenzione perché disegnano in quota le fiancate scoscese delle montagne con tagli geometrici e righe parallele, quasi fossero sculture a cielo aperto! Però le rive del lago sono davvero spettacolari... dovunque!

Abbiamo trovato rifugio nell’unico Bed & Breakfast di Lovere ma a dispetto del nome non ha il giardino sul lago né lo scivolo dal quale speravamo di imbarcarci; però si trova a due passi dal Circolo Canottieri Sebino, situato proprio ai margini del nuovo porticciolo turistico e gestito da un folto gruppo di simpatici giovanotti dai capelli bianchi; abbiamo ricevuto un’accoglienza calorosa ed una ospitalità inaspettata: ci hanno fatto imbarcare dal pontile nuovo fiammante e hanno ricoverato i nostri kajak per la notte in una sala barche di gran lusso... qualcuno però non ha nascosto la sorpresa nel vedere queste barchette assai strane nelle forme e nelle dimensioni e ci ha chiesto se per caso non ci stavamo allenando per una “solitaria” (in due?!?) sull’oceano...
Siamo rientrati solo all’imbrunire, nonostante il cattivo tempo, e solo dopo avere perlustrato minuziosamente ogni anfratto e dopo aver raccolto numerosi pezzetti di scisti, schegge allungate di pietre nere che mi hanno ispirato una serie di collane per la mia nuova attività “artistica”...

Il primo giorno siamo scesi lungo il versante bergamasco del lago ed abbiamo lentamente proseguito fino a Tavernola incontrando subito una lunga serie di bellezze naturali!
Subito dopo il piccolo borgo medioevale di Castro, si susseguono una fitta serie di piccole insenature, senza spiaggia perché la montagna cade a strapiombo sul lago... si incontra subito una cappella naturale di muschio e felci resa particolarmente bella dalla miriade di goccioline d’acqua che si insinuano tra le tenere foglioline verdi come fossero tante luci intermittenti, che dopo aver animato l’intera volta cadono gorgogliando sulla superficie del lago come tanti fili di perle... sono rimasta ferma lì sotto qualche minuto per godermi lo spettacolo che si sprigiona da quell’angolo: un concerto animato!
Subito dopo si entra nella gola spettacolare dell’Orrido di Zorzino, dal nome inquietante ed indimenticabile di Bogn, sovrastata da una parete altissima di rocce piatte e levigate che si tuffano a strapiombo nel lago, orientate in linee perfettamente verticali e sfalsate quel tanto per mostrare un’ampia faccia grigia lavata dall’acqua...
La vecchia strada costiera correva in quel punto proprio a pochi metri sul lago, costretta da un muretto di contenimento che non ha retto alla furia delle frane... hanno dovuto costruire una bretella parallela che corre più interna in gallerie ravvicinate e che in alcuni tratti è protetta da possenti reti di acciaio tra le cui maglie sono rimasti minacciosamente intrappolati troppi sassi!
Sembra che stiano ripristinando la vecchia lungo-lago per le escursioni turistiche, anche se non riesce a contenere neanche un pulmino elettrico per quanto è stretta la corsia scavata nella roccia, ma ci sono dei piccoli belvedere che si aprono lungo il tormentato tracciato stradale, incorniciati tra qualche raro cipresso e che offrono un colpo d’occhio sul lago davvero spettacolare... in alcuni tratti del versante bergamasco, poi, si susseguono a tre livelli la vecchia stradina ormai dismessa, la ferrovia per il trenino a gasolio che passa fischiando e la nuova strada rumorosa di traffico che corre ancora più in alto, creando tutte insieme un inquietante gioco di archi e muretti e fori neri nel fianco della montagna...
Arrivando a Tavernola ci si imbatte in uno spettacolo insieme esaltante e deprimente: il nuovo cementificio; la cava ha mangiato una buona fetta della montagna, e tra le sue alte pareti smozzicate corre una lunga strada obliqua che aggiunge ferita a ferita... hanno cercato di attenuare l’impatto ambientale dipingendo quelle imponenti strutture con tenui colori pastello ed il tutto emana ancora un certo fascino forse solo perché sono state conservate le vecchie ciminiere di mattoni rossi che delimitano l’ingresso dello stabilimento... però sotto la pioggia è tutto molto triste!

Quando il secondo giorno siamo tornati sul lago la pioggia ci ha dato il benvenuto...
Il percorso che avevamo deciso di seguire ci ha fatto superare velocemente l’imponente acciaieria di Lovere dove incessante una elettrocalamita trasporta ferraglie lungo un binario coperto e dove costanti si alzano le fumate bianche delle scorie raffreddate dal getto d’acqua e dove persistente aleggia un forte odore di ferro bruciato...
Abbiamo lentamente costeggiato fino alla foce del fiume Oglio, perlustrato per un breve tratto, preoccupati più di evitare le secche melmose ed il volo rasente dei cigni indispettiti che di ammirare il panorama, in quel tratto davvero poco attraente... quando i cigni passano vicini al kajak volando sul pelo dell'acqua somigliano magicamente a grandi pecore con le ali ed il rumore del loro battito diventa piuttosto inquietante...
Poi abbiamo seguito la riva bresciana del lago lungo il piccolo paesino di Pisagne dove sulla riva abbiamo intravisto la strana statua di marmo bianco di un cavallo gigantesco (un po' de-contestualizzata); la sola difficoltà incontrata, senza contare più la pioggia, è stata quella di trovare un morso di spiaggia dove scendere per le soste tecniche (aumentate a dismisura a causa di una pizza allo speck e gorgonzola della sera prima e che mi ha fatto bere tutta la notte!); siamo dovuti arrivare fino a Marone ed abbiamo anche rinunciato ad usare il fornello per scaldarci la polenta per il pranzo perché sotto lo spoglio salice piangente che ci ha accolto sulla riva la pioggia ha continuato a cadere incessante e ci ha presto convinti a riprendere la marcia.

Il rientro a Lovere è stato sempre favorito dal vento, che si alza così puntuale da meritare il nome “l’ora” e che ci ha permesso di navigare nel bel mezzo del lago a velocità alquanto sostenute, smentendo per una volta la tradizione che vuole i rientri sempre con il vento contrario!
Abbiamo trascorso le serate nell’accogliente salone del B&B, disturbati solo dall’odore fetido dell’attrezzatura messa ad asciugare in camera... il vantaggio di pernottare in tenda è anche quello di non essere minacciati dai miasmi delle mute e dei calzari... ah, salutare campeggio!
La domenica mattina di buon’ora abbiamo salutato la nostra gentile padrona di casa e seguendo i tortuosi tornanti della strada costiera ci siamo diretti al punto di ritrovo.
L’incontro a Sale Maresino con altri 10 “forzati del kajak” è stato confortante perché abbiamo capito di non essere soli, o per lo meno di non essere I soli che escono in kajak anche quando piove incessantemente da tre giorni... dopo i primi frettolosi saluti sotto la immancabile pioggia siamo partiti decisi alla volta di Mont’Isola, lasciandoci velocemente sulla sinistra il paesino più caratteristico di tutto il lago: Peschiera Maraglio, con le sue casette di pietra ed il campanile che sembrava salutare il nostro passaggio...
La più grande isola lacustre di tutta Europa non ha ricevuto un nome molto originale, per essere un monte proprio sui un’isola, appunto... è così alta che la cima del monte non si riusciva neanche ad intravedere, tanto fitte erano le nubi che la circondavano... è tanto alta quanto piccola, e navigarle intorno ci ha portato via poco tempo, o forse il tempo è volato via per le chiacchiere allegre con gli amici ritrovati... in occasioni come questa ci si scambiano impressioni sulle nuove pagaie e sulle tecniche di navigazione e sull’abbigliamento più adatto a sopportare le temperature rigide del nord (alle quali ormai sto facendo l’abitudine, tanto che nelle uscite invernali sotto casa mia non uso più neanche la muta!) e non ultimo sulle capacità mangerecce dei kajaker, impegnati a dare libero sfogo alla loro creatività culinaria cimentandosi con saporiti minestroni di verdura o salate polente con le acciughe e destreggiandosi in arditi giochi di equilibrismo circense con le pentole ed in fornelli in bilico sui ciottoli del lago!
Abbiamo scelto di fare sosta a Predore dopo aver costeggiato un lunga fila di alberi di cui vorrei tanto conoscere il nome e che qualcuno ha magistralmente fotografato; spogli e silenziosi erano molto suggestivi avvolti dalla foschia e con le possenti radici a mollo nel lago, allineati ordinatamente lungo la riva come a segnare il confine tra acqua e terra, ignari testimoni dello scorrere del tempo e del muto passaggio dei nostri kajak … poi siamo ripartiti, sempre sotto la pioggia, tagliando l’ultimo tratto per puntare decisi sull’altra sponda,proprio dove si adagiano le torbiere, rese invisibili da una fitta cortina di canne e da una altrettanto fitta cortina di nebbia!
Ho dato fastidio ai cigni che sonnecchiavano sul lago dondolati da una leggera corrente e qualcuno mi ha giustamente rimproverata per avere fatto alzare in volo dei cigni che oramai sono decorativi e perdono anni di vita solo per volare... ma ad onor del vero erano loro che tornavano a posarsi sulla rotta del mio kajak!
Il rientro è stato caratterizzato da un inspiegabile fuggi-fuggi e solo un paio di noi hanno potuto trovare rifugio sul camper per assaporare una meritata minestra calda...

Testo ed immagini di Tatiana Cappucci

tatiyak@tatianacappucci.it

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