Un bellissimo catalogo quadrato 25x25 che raccoglie oltre 100 fotografie in
bianco e nero di grande formato selezionate tra le oltre 8000 immagini raccolte
da Robert Gessain durante il suo soggiorno ad Ammassalik nell'inverno del
1934-35 e poi durante la traversata della calotta glaciale artica del 1936 ed
ancora negli anni successivi in cui lo studioso è tornato sul posto.
Robert Gessain è stato il primo medico residente ad Ammassalik: aveva
accompagnato Paul-Emile Victor nella prima spedizione francese in Groenlandia e
ha condotto sul posto diverse ricerche di etnologia, antropologia, demografia,
fisiologia e patologia.
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La raccolta fotografica segue la vita quotidiana della comunità Inuit al volgere
delle stagioni, dall'estate in cui si risveglia la vita fino al lungo inverno
artico trascorso al buio nelle case di ghiaccio, e ritrae il mondo artico
com’era dagli anni Trenta agli anni Sessanta del secolo scorso.
In estate si montano le tende di pelli, si riparano i kayak e gli uomini
riprendono la caccia alla foca, le donne la raschiatura delle pelli ed i bambini
i loro giochi al sole; in inverno, invece, si migra verso la grande casa di
pietra, si ricompone l'intimità familiare, si avviano i lavori artigianali e si
trascorrono le serate a raccontare storie, cantare col tamburo ed ascoltare gli
anziani.
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Ammassalik era stata “scoperta” per la prima volta nel 1884 da un'ufficiale
della marina danese di nome Gustav Holm, che stava risalendo la costa
groenlandese con degli umiaq alla ricerca di improbabili discendenti
vichinghi, scomparsi dalla Groenlandia orientale già dopo il XV secolo. Il
villaggio di Ammassalik ospitava all'epoca 450 persone, di cui 120 cacciatori.
Nel 1894 i danesi installarono nel fiordo un piccolo centro commerciale ed una
missione luterana, prestando sin dall'inizio estrema attenzione al fatto che gli
Ammassalimiut non subissero uno choc dall'incontro con la cultura occidentale.
Soltanto nel 1952, infatti, il luogo venne aperto al “turismo” dalla Danimarca e
per diversi anni potevano recarsi ad Ammassalik solo ricercatori e scienziati in
possesso di uno speciale permesso.
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“Juste au-dessous du cercle polaire, sur la côte est du Groenland, trois fiords
d'inégale grandeur bodés de haute cimes alpines et de glaciers, pasermés d'un
grand nombre d'îles ed d'îlots, formaient depuis de millénaires le cadre de vie
d'un petit peuple de chasseurs inuit”.
Questa l'introduzione, poche pagine per accompagnare le prime grandiose immagini
di icerberg e montagne innevate.
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Il kayak da mare compare sin dalle prime pagine: cacciatori in anorak
bianco che si avvicinano al "Pourquoi-Pas?", cacciatori sui loro kayak armati di
tutto punto che seguono l'umiak nella migrazione estiva, cacciatori che tornano
dalla caccia; poi ancora belle foto di kayak sospesi su strutture di legno per
tenerli lontani da cani, volpi ed orsi che potrebbero danneggiarli, di kayak
usati per il trasporto multiplo di persone, di kayak a misura di bambini che vi
entrano per la prima volta. Una significativa sequenza sulle varie fasi della
costruzione e della posa delle pelli, una grande foto con la silhouette di un
cacciatore col kayak sulle spalle ed il fucile in mano, un'altra bella immagine
di due kayak tirati in secca su una lastra di ghiaccio flottante.
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La mia preferita è quella che ritrae un piccolo Inuit che nell'intimità della
casa invernale si diletta nella ginnastica sulle corde, un gioco che richiede
equilibrio, forza e coordinazione.
La più significativa è quella dei fasci di ammassat, il pesciolino che ha
dato il nome al popolo: al principio dell’estate gli ammassat entrano nel
fiordo di Ammassalik e gli Inuit migrano dai campi invernali per pescarli con
ogni recipiente si trovino a portata di mano. Vengono infilati su lunghe fili,
seccati e legati in grandi rotoli che sono poi riposti sotto la piattaforma
della grande casa comune e consumati lentamente durante l’inverno...
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La raccolta fotografica segue la stessa struttura del volume di Gessain su “Gli
Eshimesi”: il succedersi delle stagioni, dalla primavera all’estate
all’inizio dell’inverno fino al ritorno della bella stagione dell’anno
successivo, e tratta per immagini tutte le principali attività quotidiane del
popolo Inuit, i lavori delle donne, i giochi dei bambini, la caccia e la pesca
degli uomini, la lavorazione delle pelli, la sistemazione delle tende e la
costruzione delle case di pietra, l’intimità vissuta durante le lunghe notti
invernali, i riti religiosi. Non potevano mancare le slitte trainate dai cani
ed, ovviamente, il kayak da mare.
Gli Inuit sono artigiani sopraffini, capaci di costruirsi ciascuno la propria
imbarcazione: un cacciatore di 1,60 mt di altezza avrà un kayak lungo 5,75 mt. e
largo appena 45 cm. Tra tradizione e modernità, anche il kayak ha subito
modifiche ed aggiustamenti, come molte delle abitudini quotidiane degli Inuit di
Ammassalik!
Robert
Gessain (1907 – 1986) è stato un medico, antropologo, etnologo ed inuitologo
francese, professore al Museo nazionale di storia naturale e direttore del Musée
de l'Homme di Parigi e vice presidente dell'Unesco.
Ha fatto parte della spedizione francese inviata dal Musée de l'Homme ad
Ammassalik in Groenlandia nel 1934-35, insieme all'ingegnere-antropologo
Paul-Emile Victor, al cineasta Fred Matter e al geologo Michel Perez, tutti a
bordo del Pourquoi-Pas? comandato dal dottor Jean-Baptiste Charcot, che nel
settembre del 1936 farà un triste naufragio non molto distante dalle coste
islandesi. L'anno successivo, cioè nel 1936, sempre con Victor e Perez, realizza
la traversata della calotta glaciale della Groenlandia da ovest ad est. Da
allora, non ha mai smesso di tornare ad Ammasslik per studiare la popolazione,
riportando in Francia preziosi documenti scientifici sugli Inuit della costa
orientale groenlandese. Una delle sue più strette collaboratrici, Joelle
Robert-Lamblin ha collaborato con Paul-Emile Victor alla stesura dei due corposi
lavori bibliografici su “La
civilisation du phoque”.
Robert Gessain ha pubblicato numerosi lavori sull'antropologia, l'etnologia e la
demografia degli abitanti di Ammassalik ma questo è il suo unico testo tradotto
in italiano. La sua bibliografia annovera, tra molti articoli scientifici (http://www.arctickayaks.com/PDF/Gessain1968/gessain-pt1.htm),
anche altri interessanti volumi: “Ammassalik
ou la civilisation obligatoire” del 1969, “Ovibos, la grande aventure des
hommes et des bœufs musqés” del 1981 ed “Un homme marche devant” del 1989.
L'unico lavoro dell'antropologo francese tradotto in italiano è il libretto “Gli
eschimesi – dalla Groenlandia all'Alaska” che raccoglie le impressioni della
prima spedizione francese del 1934-35 nonché molte delle fotografie scattate da
Gessain durante la sua permanenza ad Ammassalik, quelle stesse immagini qui
ristampate in grande formato per dare giusto lustro ad un lavoro scientifico
tanto prezioso.
Si deve alla moglie Monique Gessain, etnologa e direttrice del Centre National
de la Recherche Scientifique, che ha accompagnato il marito in Groenlandia,
l'iniziativa di pubblicare quest'opera sugli Inuit di Ammassalik per non
dimenticare la grande avventura di Robert Gessain e dei suoi tre compagni,
vissuta a bordo del battello "Pourquoi-Pas?" nel corso degli anni Trenta.
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